Quando un cliente si presenta per la prima volta e racconta la propria storia perché ha deciso separarsi, solo l’avvocato deve decidere la strategia difensiva.
L’avvocato deontologicamente corretto, non si trasforma in un “burattino comandato” dal proprio assistito, accettandone tutte le sue decisioni, solo per non perdere il lavoro.
Molte volte mi è capitato e ancora mi capita, di rifiutare un incarico e di non accettare il cliente.
Non tutti la pensano così, ma in modo autorevole, non bisogna farsi coinvolgere emotivamente dalle decisioni e dalle vicende familiari riferite, quando si esamina il caso per una separazione o divorzio .
Perciò mai promettere risultati sicuri, ciascun caso è diverso, un pò come una nuova partita, e nel contempo, non si possono promettere tempi, perché l’evolvere di certe questioni molto delicate e in una separazione occorre avere una mente lucida, essere riflessivi e tanta prudenza, che non deve essere confusa, come talvolta capita, come indecisione e/o dubbio.
Io non strumentalizzo mai il dolore o le pretese di certi clienti, pur di mantenerli.
Inoltre inorridisco di fronte a quei casi in cui un genitore (nostro cliente) vuole e ci chiede di escludere non giustamente l’altro genitore dalla vita dei figli, ma dobbiamo far capire al cliente che così non va bene, perché i figli hanno il diritto di avere entrambi i genitori sempre, quando è possibile, soprattutto quando è giusto, ma non si può trattare un figlio come merce di scambio e/o sollevando questioni infondate, pur di averla vinta.
Ho deciso di occuparmi, prevalentemente di questioni di famiglia, come si dice oggi matrimonialista , separatista , divorzista o familiarista e lo faccio nel miglior modo possibile, per aiutare chi ha deciso di separarsi o divorziare, cercando sempre di sentirmi in modo molto sottile, il difensore dei figli della coppia, evitando di attuare strategie contro i loro interessi, rispettando il ruolo sociale di avvocato.
Anna Maria Muroni