In continuo aumento le domande di separazione e divorzio anche nel nostro Paese.
Ecco le statistiche.

I dati relativi ai procedimenti di separazione e divorzio conclusi entro l’anno giudiziario, ricavati dalle rilevazioni Istat condotte presso le cancellerie civili, mostrano anche nel report 2019 un deciso incremento delle richieste di scioglimento del vincolo matrimoniale.
La durata media di un matrimonio viene stimata oggi in circa 17 anni, oltre i quali un matrimonio viene definito “di lunga durata”.

1. I dati Istat

Secondo il rapporto annuale recentemente pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica, le domande di scioglimento del matrimonio continuano ad aumentare anche in Italia e l’incremento si fa ancora più marcato se i dati vengono analizzati nel lungo periodo, partendo dal 1991 e fino al 2018: nell’arco di questi anni, le interruzioni del vincolo matrimoniale sono passate da 376 mila del 1991 a 1 milione 672 mila del 2018.

I dati riportati rivelano una situazione di deciso aumento dei casi di separazione e divorzio: nel 2018 gli uomini divorziati risultano essere circa 681 mila (mentre erano 150 mila nel 1991) e le donne quasi 990 mila (225 mila nel 1991), con un’evidente tendenza al rialzo: queste cifre, confrontate con le rilevazioni condotte nel 1991, risultano addirittura quadruplicate.

La soluzione maggiormente adottata è quella della separazione consensuale (85,4 per cento dei casi), scelta condivisa anche per il divorzio (73,3 per cento). Minoritaria, quindi, la quota riguardante i casi di separazione giudiziale (14,6 per cento).

2. I fattori sociali

Un dato relativo a questo aumento e che segna un deciso cambio di rotta rispetto al passato, riguarda l’età di coloro che intendono porre fine al vincolo matrimoniale: i casi di separazione o divorzio che riguardano persone nella fascia d’età compresa tra 55 e 64 anni sono più che raddoppiati nel corso degli ultimi 10 anni, passando da 2789 nel 2008 a 6131 nel 2018.
Questo fenomeno, che in America viene denominato “gray divorce”, si sta intensificando anche nel nostro Paese, forse incentivato anche dalla crescente consapevolezza ed indipendenza economica delle donne.

Di conseguenza, i matrimoni cosiddetti “di lunga durata”, ossia quelli che, secondo le ultime stime, si protraggono oltre i 17 anni, sono diminuiti quasi di un quarto e la quota di separazione relativa a questo tipo di unioni è salita fino al 23,5 per cento nel 2018.
Incidentalmente, anche le modifiche sui parametri di definizione degli assegni di mantenimento, notevolmente ridotti nell’ammontare per i coniugi autosufficienti, hanno costituito un incentivo per nuove domande di divorzio e hanno prodotto la conclusione anticipata di procedimenti già in corso. Probabilmente anche in conseguenza di questi fattori, i numeri relativi alle sentenze definitive sono stati registrati come in costante aumento.

3. I fattori legislativi

Le rilevazioni Istat sui procedimenti giudiziari in materia, hanno consentito di individuare anche fattori normativi la cui analisi può essere strumentale a comprendere i motivi alla base della crescita dei casi di separazione e divorzio.

Uno dei più incisivi è stato individuato nell’istituto del “divorzio breve”, introdotto con la legge 55/2015 e che ha ridotto drasticamente i tempi che intercorrono obbligatoriamente tra la separazione e il divorzio: sei mesi in caso di separazione consensuale, un anno nell’ipotesi di separazione giudiziale.
Prima dell’entrata in vigore di questa legge, infatti, erano necessari tre anni di separazione effettiva e continuativa perché potesse, alla fine del periodo, essere pronunciata la sentenza di divorzio.

Secondo i dati statistici, l’introduzione dell’istituto del divorzio breve e il conseguente snellimento dei tempi di attesa, ha fatto registrare un notevole incremento del numero di divorzi: già nello stesso anno di entrata in vigore della legge, le pronunce di scioglimento definitivo del vincolo matrimoniale hanno subito un’impennata del 57 per cento rispetto all’anno precedente. In un solo anno i casi di divorzio risultavano essere 91.706 e la tendenza al rialzo venne confermata anche nel 2016, anno in cui si registrava un ulteriore incremento del 15,8 per cento, arrivando a toccare la rilevante cifra di 137.715 casi di divorzio.

E’ plausibile quindi che l’aumento dei casi di scioglimento del matrimonio nell’anno 2015 sia da considerare come consequenziale all’entrata in vigore della nuova legge, soprattutto a causa dello snellimento dell’iter procedurale e temporale.
Bisogna comunque tenere presente anche la conclusione anticipata, grazie alle nuove disposizioni di legge, di procedimenti già iniziati in precedenza, che invece con la precedente normativa avrebbero dovuto attendere ancora qualche anno per giungere alla sentenza definitiva.

Se, quindi, l’aumento del numero dei divorzi, a partire dal 2015, si può ricondurre all’impatto immediato prodotto dalla legge introduttiva del divorzio breve, in realtà il numero complessivo delle relative pronunce deve considerarsi cumulativo di quelle riguardanti i procedimenti pendenti e quelli nuovi.

Anna Maria Muroni

 

 

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